Il governo Monti pensa di mettere in campo un'iniziativa legislativa sui servizi pubblici locali (acqua inclusa), a partire dal Consiglio dei Ministri del prossimo 20 gennaio. Qualsiasi sia il provvedimento proposto sarà inevitabile la contrapposizione con l'esito referendario e il mancato rispetto della volontà popolare.
In merito ci vengono in aiuto un articolo de Il Sole 24 Ore di ieri (scaricabile qui) e un documento che l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inviato al Governo lo scorso 05 gennaio (scaricabile qui).
Il quotidiano di Confindustria, sempre ben informato sulle intenzioni del Governo, oltre a scrivere diverse "imprecisazioni" sulle posizioni dei referendari, arriva a proporre la definizione delle forme di gestione del servizio idrico: per cui sostanzialmente si dovrebbe tornare alle tre forme di gestione (gara, società misto pubblico-privata, e affidamento "in house"), così come previsto dall'art. 113 del TUEL per tutti i servizi pubblici, poi successivamente traghettato nell'art. 150 del Decreto Ambientale per quanto riguarda l'acqua. Inoltre propone di mettere paletti ben precisi all'affidamento "in house".
In questo modo si arriverebbe ad escludere la possibilità di gestione tramite enti di diritto pubblico disconoscendo di fatto l'esito referendario.
Il quotidiano di Confindustria, sempre ben informato sulle intenzioni del Governo, oltre a scrivere diverse "imprecisazioni" sulle posizioni dei referendari, arriva a proporre la definizione delle forme di gestione del servizio idrico: per cui sostanzialmente si dovrebbe tornare alle tre forme di gestione (gara, società misto pubblico-privata, e affidamento "in house"), così come previsto dall'art. 113 del TUEL per tutti i servizi pubblici, poi successivamente traghettato nell'art. 150 del Decreto Ambientale per quanto riguarda l'acqua. Inoltre propone di mettere paletti ben precisi all'affidamento "in house".
In questo modo si arriverebbe ad escludere la possibilità di gestione tramite enti di diritto pubblico disconoscendo di fatto l'esito referendario.
L'Antitrust va ben oltre e arriva a chiedere al Governo l'estensione a tutti i servizi pubblici locali (quindi acqua inclusa) delle norme inserite nell'art. 4 della "manovra estiva". Infatti nel suo documento chiede di "limitare i casi di esclusione dalla nuova disciplina".
Questi, dunque, sembrano essere i propositi del Governo dei professori a cui va data sin da subito un'adeguata risposta affinchè si scongiuri la loro concretizzazione.
Per questo è stato predisposto l'appello "Giù le mani dall'acqua e dalla democrazia!" che inoltriamo di seguito e in allegato, su cui è pronta una raccolta di firme on line. Puntiamo a raccogliere migliaia di firme già entro il weekend!
Firma e fai firmare l'appello del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
APPELLO GIÙ LE MANI DALL’ACQUA E DALLA DEMOCRAZIA!
Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto.
Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica. Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti. A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato. Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia. Noi non ci stiamo. L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato. I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria. Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano. Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa. Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano. Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario. Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia. Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua | |
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