Il Disegno di legge Fornero rappresenta una vera e propria controriforma del lavoro, una misura di drastica e feroce eliminazione di gran parte delle norme a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori conquistate con dure lotte. Dopo tanta propaganda sui presunti privilegi dei lavoratori più anziani da eliminare per accrescere quelli dei più giovani e delle donne, la controriforma Fornero peggiora le condizioni di tutte e tutti, estendendo all'intero mondo del lavoro la precarietà. Anzi, saranno proprio i settori più deboli, i precari, i giovani, le donne a pagare per primi e più degli altri i costi di questa legge.
Il disegno di legge già approvato al senato e ora in discussione alla camera dei deputati consolida e peggiora tutte le norme che hanno consentito il dilagare della precarietà contrattuale. L'aumento delle tasse a carico del lavoro precario ridurrà ulteriormente le retribuzioni nette di questi lavoratori.
Non solo, esso taglia selvaggiamente gli ammortizzatori sociali, abolisce la Cassa integrazione straordinaria e l'indennità di mobilità, sostituendole con un’indennità di disoccupazione di, massimo, 18 mesi, cosa che, combinata con la controriforma previdenziale di dicembre, mette sul lastrico tutti quei lavoratori ultracinquantenni spesso cacciati dalle aziende perché ritenuti non più produttivi. L'indennità di disoccupazione, inoltre, può essere negata a chi non accetta un lavoro pagato 400 euro mensili. Per i precari disoccupati solo una ancor più misera indennità della durata di tre mesi. Nulla per chi è in cerca di prima occupazione.
Infine, cancella l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, regalando ai padroni la libertà di licenziamento “economico”, sia individuale sia collettivo. Padroni che, con il solido alibi della crisi, non rinunceranno ad avvalersene a piene mani, intimidendo e ricattando tutta la manodopera, rendendo sempre più difficile l'organizzazione sindacale dei lavoratori nelle aziende, ottenendo, così, ancora di più la riduzione dei salari e la rinuncia ai diritti, generalizzando il “modello Marchionne”, basato sul ricatto e sulla distruzione dei sindacati non complici.
Queste misure pessime, che il mondo del lavoro pagherà per decenni con un violento aumento dello sfruttamento e della fatica e con un duro peggioramento delle condizioni di lavoro, stanno passando grazie al Partito Democratico, che ne ha contrattato con Monti, con Fornero, con la Confindustria e con il centrodestra l'approvazione, e grazie alla complicità e il cedimento di Cisl, Uil, Ugl e della stessa Cgil.
Occorre, subito, un'inversione di rotta. Occorre una risposta politica e sindacale all'altezza dell'aggressione del padronato e del governo. Occorre condannare all'isolamento quelle forze politiche che favoriscono questa aggressione e quei dirigenti sindacali che sacrificano i diritti e la dignità dei lavoratori con l'idea di preservare meglio così i propri apparati di potere.
Il disegno di legge già approvato al senato e ora in discussione alla camera dei deputati consolida e peggiora tutte le norme che hanno consentito il dilagare della precarietà contrattuale. L'aumento delle tasse a carico del lavoro precario ridurrà ulteriormente le retribuzioni nette di questi lavoratori.
Non solo, esso taglia selvaggiamente gli ammortizzatori sociali, abolisce la Cassa integrazione straordinaria e l'indennità di mobilità, sostituendole con un’indennità di disoccupazione di, massimo, 18 mesi, cosa che, combinata con la controriforma previdenziale di dicembre, mette sul lastrico tutti quei lavoratori ultracinquantenni spesso cacciati dalle aziende perché ritenuti non più produttivi. L'indennità di disoccupazione, inoltre, può essere negata a chi non accetta un lavoro pagato 400 euro mensili. Per i precari disoccupati solo una ancor più misera indennità della durata di tre mesi. Nulla per chi è in cerca di prima occupazione.
Infine, cancella l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, regalando ai padroni la libertà di licenziamento “economico”, sia individuale sia collettivo. Padroni che, con il solido alibi della crisi, non rinunceranno ad avvalersene a piene mani, intimidendo e ricattando tutta la manodopera, rendendo sempre più difficile l'organizzazione sindacale dei lavoratori nelle aziende, ottenendo, così, ancora di più la riduzione dei salari e la rinuncia ai diritti, generalizzando il “modello Marchionne”, basato sul ricatto e sulla distruzione dei sindacati non complici.
Queste misure pessime, che il mondo del lavoro pagherà per decenni con un violento aumento dello sfruttamento e della fatica e con un duro peggioramento delle condizioni di lavoro, stanno passando grazie al Partito Democratico, che ne ha contrattato con Monti, con Fornero, con la Confindustria e con il centrodestra l'approvazione, e grazie alla complicità e il cedimento di Cisl, Uil, Ugl e della stessa Cgil.
Occorre, subito, un'inversione di rotta. Occorre una risposta politica e sindacale all'altezza dell'aggressione del padronato e del governo. Occorre condannare all'isolamento quelle forze politiche che favoriscono questa aggressione e quei dirigenti sindacali che sacrificano i diritti e la dignità dei lavoratori con l'idea di preservare meglio così i propri apparati di potere.
Partecipiamo alle iniziative di presidio al parlamento dell'8, 13 e 14 giugno, sosteniamo lo sciopero generale dei sindacati di base del 22 giugno e le manifestazioni di Roma e di Milano di quella stessa data
Siamo ancora in tempo per impedire l'approvazione della legge Fornero
Ci vuole un grande sciopero generale unitario contro questa legge e contro il governo
Sinistra Critica
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