
In 70.000 per il SALARIO MINIMO!
IN CITTA’ RACCOLTE OLTRE 800 FIRME
Sinistra Critica ha raccolto in questi mesi, nelle piazze e sui posti di lavoro, oltre 70.000 firme su una proposta di legge di iniziativa popolare, presentata pochi giorni fa al Senato, che fissa la paga minima a 1.300 euro, il sussidio si disoccupazione e la pensione minima a 1.000 euro, restituisca il fiscal drag e introduca una nuova scala mobile.
IN CITTA’ RACCOLTE OLTRE 800 FIRME
I soldi ci sono
La Confindustria e il Governo, in piena concordia, vogliono farla pagare ai lavoratori, ai precari, alle donne, ai migranti, non certo ai principali artefici di questo disastro: banche e imprese. E anche l’intervento pubblico viene attivato per garantire gli azionisti privati dalla perdita di capitale e dei profitti a cui erano abituati. Per precari e disoccupati, per chi perde il lavoro o viene costretto a lunghi periodi di cassa integrazione, tutt’al più si pensa invece a irrisorie elemosine.
Alla domanda “CHI PAGA?” la risposta deve essere netta: chi ha provocato la crisi
Per questo va introdotta una tassa patrimoniale, un aumento della tassazione delle rendite finanziarie, l’eliminazione degli aiuti di Stato a banche e imprese, come quel vero e proprio regalo (7,5 miliardi di euro) operato dal Governo Prodi con la riduzione del cuneo fiscale, ovviamente confermato da Berlusconi.
Un’effettiva nazionalizzazione del sistema bancario e delle imprese che non garantiscono il lavoro o il salario, ma da realizzare sotto controllo operaio e popolare e con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle masse popolari, non per salvaguardare i profitti.
Un intervento pubblico massiccio, orientato alla difesa del lavoro e nel pieno rispetto delle compatibilità ecologiche. Non servono la Tav o l’energia nucleare, ma le energie rinnovabili e un piano di riassetto idrogeologico del territorio; non servono gli inceneritori ma la raccolta differenziata; non inutili e devastanti mega opere ma un’incentivazione del trasporto pubblico urbano e del traffico su rotaia; un grande piano di messa in sicurezza dell’edilizia scolastica.
Blocco totale dei licenziamenti dei precari, garantendo i processi di stabilizzazione; ripristino delle risorse per scuola e università tagliate con la legge 133/08, radicale contrarietà al disegno di legge Aprea.
Un innalzamento dei minimi salariali a 1.300 euro, salario sociale per i disoccupati e minimi pensionistici a 1.000 euro, riduzione di orario di lavoro a parità di salario, abolizione della legge 30, una nuova “scala mobile” dei salari, diritto alla casa.
LA CRISI LA PAGHINO I RICCHI!
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